Dopo quasi vent’anni di lavoro artistico in coppia con Daria Deflorian, il performer Antonio Tagliarini torna a lavorare da solo facendosi ispirare da Protect me from what I want, frase in forma di neon che Jenny Holzer, celebre artista neo-concettuale statunitense, espose su un grattacielo di Times Square a New York.
In questo progetto, Tagliarini ritorna al corpo, alla danza: un flusso somatico che a volte viene interrotto dal pensiero come un inciampo. Il pensiero retrocede, salta in avanti, sbaraglia ogni certezza, incrina il presente, interrompe la danza.
L’artista innesca un cortocircuito sulla realtà, intreccia un dialogo costante tra finzione e autobiografia in cui tutto potrebbe essere vero o inventato. Al centro della sua ricerca vi è l’umano, la sua opacità, il mistero, il non detto, la follia, il proibito, l’imprevedibile.
In Un’andatura un po’ storta ed esuberante il meccanismo drammaturgico utilizzato, sia a livello testuale sia performativo, si basa sulla tecnica dell’innesto. La scena infesta ed è infestata: la materia vibra, si regge su un equilibrio precario in cui lo spazio, il tempo e il filo del discorso vanno sempre rinegoziati. Come in una foresta, come in un gioco, il corpo dell’artista si muove per tentativi, si riposiziona, procede per frammenti, riorganizza le forme e i pensieri nel gesto semplice ma sovversivo di attraversare ed essere attraversato.